mercoledì 22 giugno 2011

La solennità del Corpus Christi.


La solennità del Corpus Christi.
Origine e significato

La solennità dei SS. Corpo e Sangue di Cristo, nata nel secolo XIII, da una parte costituì una risposta di fede e di culto alle controversie e dottrine ereticali sul mistero della presenza reale di Cristo nell’eucaristia, dall’altra fu il coronamento di un movimento di ardente devozione verso l’augusto sacramento dell’altare, che si manifestò, in un primo momento, ancora in collegamento con la celebrazione eucaristica stessa (così, ad esempio, l’introduzione dell’elevazione dell’ostia e del calice durante il racconto dell’istituzione), ma presto anche indipendentemente da questa (venerazione del SS. Sacramento conservato nelle specie del pane). Furono però le rivelazioni di Giuliana di Cornillon, monaca agostiniana di Liegi in Belgio, ad avere un influsso decisivo nell’introduzione della festività, che per prima volta si celebrò nella diocesi di Liegi nel 1247. Urbano IV, già arcidiacono di Liegi e confessore di Giuliana, la istituì nel giovedì dopo l’ottava di Pentecoste con la bolla Transiturus dell’8 settembre 1264, documento che sviluppa una presentazione felicemente unitaria dell’eucaristia come sacrificio e banchetto. Si tratta della prima solennità istituita dalla Sede Apostolica per tutta la Chiesa. Nei primi tempi, la festa ebbe diverse denominazioni. Nel MR 1570 fu chiamata “Festa del Corpo di Cristo” (In festo Corporis Christi). La celebrazione ebbe grande fortuna a partire dal secolo XIV, dovuto anche alla popolare processione con il Santissimo per le strade delle città, a cui però la bolla di Urbano IV non fa esplicito riferimento.

Il motivo apologetico che ha determinato, almeno in parte, il sorgere della festività ne ha costituito anche il limite: l’attenzione preponderante alla presenza reale considerata in modo troppo indipendente della totalità del mistero eucaristico. La teologia eucaristica all’inizio del secondo millennio non si preoccupa della celebrazione eucaristica in quanto tale, ma piuttosto della presenza di Cristo nel sacramento del pane e del vino, e si sforza di approfondire la realtà e natura di questa presenza. Il simbolismo caratteristico della dottrina patristica che poneva l’azione eucaristica in rapporto memoriale o anamnetico con l’evento storico-salvifico, cede ora il passo alla nuova corrente del realismo cosificante, tipica del pensiero germanico, che si concentra nella realtà concreta e visibile, in ciò che è afferrabile e disponibile ai nostri sensi. Si tende a contemplare l’evento sacramentale in sé, dimenticando talvolta di metterlo in rapporto esplicito con l’avvenimento della storia della salvezza di cui è segno salvifico efficace. Ciò che ormai chiama l’attenzione dei teologi è il corpo e il sangue di Cristo. Ecco perché la teologia eucaristica si riduce perlopiù alla teologia della presenza reale; il memoriale non viene pienamente capito perché non si valuta in modo adeguato la teologia dell’immagine. L’evento celebrativo è visto semplicemente come un processo rituale ordinato a produrre o a causare la presenza eucaristica.

La riforma voluta dal Vaticano II con la denominazione più completa data alla solennità (si fa menzione non solo del Corpo ma anche del Sangue di Cristo), e con la ricchezza maggiore dei testi eucologici e soprattutto biblici, ha voluto esprimere una visione del mistero eucaristico che tenga conto di tutti i suoi aspetti. La nuova denominazione serve a chiarire che questa solennità include anche il mistero del “preziosissimo Sangue”, per il cui culto Pio IX nel 1849, al suo ritorno dall’esilio, aveva introdotto l’omonima festa assegnandola al 1o luglio, festività che si trova ancora presente nel Messale Romano (= MR) 1962 col grado di I classe.

Per quanto riguarda l’eucologia della messa, le tre orazioni del MR 1570 sono rimaste immutate nell’attuale Messale. Esse hanno una perfetta unità, e se non sono opera dello stesso san Tommaso d’Aquino, come vogliono alcuni, certamente ne riecheggiano la dottrina: l’eucaristia memoriale della passione di Cristo; sacramento dell’unità dei fedeli con Cristo e tra loro; prefigurazione della fruizione della vita divina nel convito eterno. La novità del MR 1970 è il prefazio dell’eucaristia, due a scelta, quello del Giovedì Santo, proveniente da un’antica fonte ambrosiana, e un altro di nuova composizione. Si tratta di testi che riassumono bene i diversi aspetti del mistero eucaristico: il primo presenta l’eucaristia come memoriale del sacrificio di Cristo; il secondo, dopo aver sottolineato che l’eucaristia è il memoriale della passione del Signore, parla dell’eucaristia come vincolo di unità e di perfezione.

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