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Il Vangelo di Giovanni colloca il dono dello Spirito Santo nello stesso giorno di Pasqua (20,19-23).
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Invece Luca situa il dono dello Spirito nel giorno della Pentecoste ebraica (cfr. Lc 24,49; At 1,4-5), accostando il dono dello Spirito all'antico dono della legge del Sinai: lo Spirito è la nuova legge della comunità cristiana.
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L'evento è descritto come una teofania. Vi troviamo infatti voce, cielo, vento, fuoco, tuono, tutti elementi caratteristici delle teofanie presenti nell'Antico Testamento: in Es 3,2, Dt 4,11-12; 33-36, 1Re 19-11-13 l'apparizione di Dio è accompagnata dalla presenza di questi elementi naturali.
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Un'altra corrispondenza più profonda lega il racconto della Pentecoste all'Antico Testamento. La Pentecoste rimanda infatti all'episodio della Torre di Babele (Gen 11,1-9): ivi il tentativo di unità, voluto dagli uomini in opposizione a JHWH portò alla dispersione e alla confusione delle lingue; nella Pentecoste, lo Spirito, manifestandosi sotto forma di lingue di fuoco che si distribuiscono a ciascuno dei presenti, fa sì che coloro che ascoltano comprendano ognuno nella propria lingua nativa (At 2,8): lo Spirito ha reso possibile la comunione tra popoli diversi e lingue diverse.
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Dopo aver ricevuto lo Spirito, gli Apostoli trovano impulso a diffondere a tutti il messaggio di Cristo Risorto. Pietro si muove ad annunciare il vangelo di salvezza e dichiara ormai compiuta la promessa di Gioele dell'effusione dello Spirito su ogni carne (At 2,16-21; cfr. Gl 3,1-5).
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